Le malattie, come liberarsene

Malattia

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La definizione del concetto di malattia o patologia implica la considerazione dei concetti di "normalità" e di salute; quest'ultima, per quanto riguarda gli esseri umani, ha una definizione classica reperibile nella Costituzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Si può definire "malattia" l'opposto della salute: una alterazione dello stato fisiologico di un organismo (comprensivo eventualmente di quello psicologico) capace di ridurre o modificare negativamente le funzionalità normali, unita al complesso delle reazioni fisiologiche che derivano dallo stato patologico. Nella definizione di malattia è fondamentale il principio della transitorietà: ogni patologia ha un termine che può essere rappresentato dalla guarigione dell'organismo, dall'adattamento dello stesso ad una diversa fisiologia (o ad una diversa condizione di vita) o dalla morte.

Gli stati di alterazione vengono studiati e affrontati, a seconda del campo di applicazione da medici umani, medici veterinari, agronomi, eventualmente specializzati nel settore specifico.

Dal punto di vista psicologico, attualmente è considerabile malattia ogni stato di sofferenza in ambito non solo fisico e mentale, ma anche relazionale, familiare, sociale e lavorativo.

Lo stato di malattia può essere dovuto a molte cause diverse: fondamentalmente esse possono essere interne o esterne all'organismo. Tra le cause esterne, tutte le forme di traumatismo, alcuni organismi viventi unicellulari o pluricellulari, virus, sostanze chimiche, fenomeni fisici.

La patologia è la disciplina che si occupa dello studio delle malattie e delle loro basi fisiopatologiche ed eziogenetiche. La clinica è la disciplina che congiunge lo studio della patologia con la terapia, allo scopo di risolvere lo stato di malattia e ripristinare la funzionalità normale dell'organismo.

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  • 1 Il termine "malattia"
  • 2 Classificazione delle malattie
    • 2.1 Classificazione per cause
    • 2.2 Classificazione temporale
      • 2.2.1 Malattia acuta
      • 2.2.2 Malattia cronica
    • 2.3 Classificazione per frequenza
  • 3 Manifestazioni delle malattie
    • 3.1 Sindrome
    • 3.2 Morbo
  • 4 Problemi economici
    • 4.1 Legge e diritti del malato
    • 4.2 Congedi e rischio di licenziamento

Il termine "malattia"

II termine Malattia deriva da quello di "malato", che a sua volta proviene, per crasi ed allitterazione, dal latino "male aptus" traducibile in “malconcio – malmesso”, e da: male-actio = mala-azione = malattia indotta per azione errata, dovuta all'ignoranza della mente del soggetto (Ego/IO). Passando poi dal significato etimologico a quello "reale" del termine, vale a dire alla sua definizione, si incontrano non poche difficoltà, poiché si tratta di una di quelle definizioni apparentemente semplici ed agevoli, ma in realtà assai difficili a darsi, specie nella medicina ufficiale.

Quando a parlare di malattia non sono il medico, il malato e le persone intorno al malato, una definizione generica è troppo limitativa, non comprendendosi in essa le dimensioni personali e sociali del fenomeno "malattia". Nella letteratura in lingua inglese da anni si è risolto il problema di questa ambiguità utilizzando il termine disease per la concettualizzazione della malattia da parte del medico, il termine illness per indicare l'esperienza diretta del malato, la dimensione esistenziale/soggettiva, ed il termine sickness per determinare il riconoscimento della persona malata come tale da parte del contesto sociale non medico.

In lingua taliana questa tripartizione non esiste, anche se alcuni storici della medicina (come Mirko D. Grmek) hanno pena esplicitare le differenze tra queste tre accezioni.

  • Malattia intesa come modello medico: un processo patologico, una deviazione da una norma biologica. Intrinseca in questa definizione vi è una oggettività che permette ai medici di vedere, toccare, misurare il processo patologico. Di solito accompagnata alla malattia come esperienza soggettiva ma non necessariamente.
  • Malattia intesa come il vissuto del malato: la sensazione, l'esperienza totalmente personale e soggettiva della perdita della salute. Spesso accompagnata dalla presenza della malattia "oggettiva" ma non necessariamente.

Dibattiti etici e morali prendono in considerazione che alcuni stati dell'organismo dovuti alla genetica, come ad esempio la condizione di sterilità, non siano definibili come malattia. Il concetto di malattia deve essere inteso come status e condizione potenzialmente reversibile attraverso l'applicazione di una terapia.

Classificazione delle malattie

A seconda della loro origine (eziologia), le malattie si possono dividere in grandi famiglie, che presentano tratti comuni in fase di diagnosi e/o terapia.

Classificazione per cause

   

Una malattia che colpisce l'organismo può essere:

  • congenita: le malattie e le malformazioni già presenti nel feto al momento del parto
  • stata acquisita tramite contagio (malattie infettive)
  • sorta a causa dell'esposizione dell'organismo a determinate radiazioni o sostanze
  • dovuta all'accumulo o alla carenza di determinate sostanze nell'organismo (ad es. argiria, scorbuto)

Le malattie genetiche sono malattie causate da un'alterazione del patrimonio genetico (DNA) che, nella maggior parte dei casi sono ereditarie. Non tutte queste patologie sono trasmesse alle generazioni successive in quanto il patrimonio genetico di un individuo può subire modificazioni, mediante fattori esterni (es.: radiazioni nucleari, vaccinazioni, farmaci ecc.), anche dopo la nascita e, se queste mutazioni non coinvolgono le cellule germinali (spermatozoi nel maschio e ovuli nella femmina), la persona che ne è portatore non la trasmetterà ai propri figli. È questo il caso del cancro, malattia genetica in genere non ereditaria. Le malattie genetiche si possono dividere in monogeniche o mendeliane (alterazione di un singolo gene), cromosomiche (alterazione del numero o della struttura di uno o più cromosomi), multifattoriali (concorrono più geni ed intervengono fattori esterni affinché si instauri la malattia); a queste si aggiunge una categoria particolare, quella delle malattie mitocondriali (del mitocondrio).

Una malattia ereditaria viene trasmessa dai genitori ai propri figli, non può essere contratta come se fosse una malattia infettiva. Le acquisizioni scientifiche degli ultimi decenni hanno dato un notevole incremento alle conoscenze delle basi biologiche di molte malattie dette "ereditarie". In particolare, gli studi compiuti sul DNA hanno permesso di individuare i difetti molecolari di numerose malattie genetiche e di mettere a punto test genetici che consentono di effettuare diagnosi precise anche in epoca prenatale. E tuttavia sono ancora molte le malattie genetiche di cui si conoscono le caratteristiche cliniche e le modalità di trasmissione, ma non il difetto molecolare. Ciò implica che, per queste patologie, non siano disponibili test genetici specifici. Esistono inoltre molte malattie genetiche di cui si conosce la modalità di trasmissione e il difetto molecolare, ed è disponibile un test genetico, ma per le quali non esiste ancora una terapia efficace. Infine, vi sono malattie genetiche definite complesse, che sono quelle maggiormente diffuse nella popolazione generale, come ad esempio il diabete e le malattie cardiovascolari. Queste patologie sono causate da più geni alterati che, insieme a fattori ambientali, contribuiscono allo sviluppo della malattia. Per esse non sono disponibili test genetici specifici.

Classificazione temporale

Malattia acuta

Una malattia acuta è un processo morboso funzionale o organico a rapida evoluzione, cioè comparsa di sintomi e segni violenti in breve tempo e di cui in genere si dà un riscontro causale diretto (ad esempio l’influenza e il virus influenzale). La guarigione in questo caso è molte volte possibile in modo relativamente rapido grazie sia ai meccanismi di difesa insiti nel corpo umano, sia a cure mediche tempestive. Una malattia acuta in un corpo con scarse difese oppure trascurata, o ancora, purtroppo, mal curata può via via diventare malattia cronica (ad esempio un colpo di frusta cervicale può causare, nel tempo, un’artrosi cervicale).

Malattia cronica

   

Una malattia cronica è un processo morboso funzionale od organico a lenta e progressiva evoluzione derivante o da una probabile poli-causalità, cioè da più fattori in concatenazione fra loro nonostante il più delle volte ciascuno di essi, preso singolarmente, non causi di solito direttamente la malattia (ad esempio un’artrosi lombare derivante da microtraumatismi, vizi posturali, obesità, tensioni muscolari anche psicologiche, mal posizioni degli appoggi plantari, eccetera).

Classificazione per frequenza

La maggior parte delle malattie rare è di origine genetica. Le malattie rare possono colpire tutte le aree e i sistemi del corpo umano, e qualche volta anche più di uno divenendo così patologie che necessitano un approccio multidisciplinare. La maggior parte delle malattie rare sono irreversibili e invalidanti, e il paziente deve perciò convivere con i sintomi e le difficoltà per tutta la vita, in alcuni casi fin dalla nascita. In molti casi si parla di patologie rischiose per la sopravvivenza del paziente, che riducono la speranza di vita e che definiscono una limitazione della qualità della vita. Durante il periodo della malattia, il paziente si può spesso ritrovare a soffrire l’isolamento e distacco della comunità in cui vive. Per molte patologie rare sia la diagnosi che il trattamento possono essere problematici.

Manifestazioni delle malattie

Generalmente, una malattia comporta dei segni e sintomi più o meno evidenti e l'insieme della sintomatologia spesso basta per riconoscere la causa della malattia (es. virus, batteri, condizioni climatiche particolarmente calde/fredde, stress, ecc.)... Per semplici malattie, come un raffreddore, si ricorre spesso ai farmaci di automedicazione, riconoscendone gli ovvi segnali. I sintomi portati da alcuni virus possono inoltre non presentarsi anche per periodi molto lunghi (è, per esempio, il caso dell'AIDS), anche se il contagio (indipendentemente dalla malattia) è sempre possibile.

Sindrome

   

Con sindrome si intende, in medicina, un insieme di sintomi e segni clinici (quadro sintomatologico), che può essere dovuto a più malattie o a più eziologie.

Morbo

Il termine morbo è stato storicamente utilizzato per indicare le malattie a decorso fatale, soprattutto perché sconosciute e quindi incurabili. Non a caso tale dizione veniva associata quasi sempre al nome del medico che l'aveva scoperta o descritta per primo, sia come riconoscimento al primo grande passo verso la terapia, sia perché oggettivamente spesso non si conosceva nulla o quasi nulla dell'eziologia della patologia ed era il sistema più semplice per classificarla. Il termine ha avuto grande fortuna anche durante le guerre, si pensi per esempio al morbo del legionario, quando sui campi di battaglia, causa la scarsità delle risorse mediche, la prima attività era la scelta dei malati senza speranze da abbandonare a favore dei degenti curabili. Il termine "morbo" attualmente è un vocabolo in via di abbandono sia per rispetto del malato sia perché di molte malattie è stata trovata l'origine e la cura, così, per citarne alcuni, il Morbo del legionario adesso si nomina legionellosi, il Morbo di Pott, una malattia una volta devastante perché provocava la paralisi totale o parziale e la consequenziale morte per inedia, adesso si chiama spondilite ed è trattabile mediante antibiotici. Per continuità ed uso alcune malattie gravi molto diffuse, (Alzheimer, Parkinson), che però non sono necessariamente tali almeno per un periodo di vita medio, vengono ancora indicate con il lemma "morbo" anche nei titoli di pubblicazioni scientifiche[1] ma poi nelle trattazioni vengono correttamente descritte come malattia o sindrome.

Problemi economici

I malati e i loro familiari incorrono spesso in una serie di problemi economici gravi legati alla disabilità che la malattia può indurre; legati alle spese sanitarie per medicinali, esami, visite specialistiche, ricoveri e assistenza.

Non tutte le prestazioni sono pienamente coperte dai servizi sanitari nazionali. A volte le famiglie devono anticipare ingenti somme, rimborsate solo in un secondo momento; altre volte devono sostenere la spesa per intero.

Ciò accade per un ricovero in strutture private all'estero, per ottenere farmaci di nuova generazione ancora in via sperimentale, per provare esami nuovi i cui macchinari e attrezzature non sono ancora diffusi fuori dal Paese di provenienza.

Per queste spese, il malato non ha accesso a mutui a tassi di interesse agevolati, in cui lo Stato si fa garante.

Il lavoratore, dietro presentazione di un certificato medico, ha diritto a un'indennità di malattia. Per i primi tre giorni è interamente a carico del datore di lavoro e corrisponde a una percentuale della paga giornaliera. Dopo il terzo giorno, l'onere è carico dell'INPS. Con la durata della malattia aumenta l'indennità giornaliera e la percentuale della retribuzione, che viene coperta.

Il lavoratore è tenuto a presentarsi in servizio allo scadere dei giorni prescritti nel certificato medico. Può chiedere un nuovo certificato e prolungare il periodo di malattia, se necessario.

Viceversa, se il lavoratore rientra in servizio prima dello scadere dei giorni prescritti, ad esempio perché non sussistono più le condizioni di malattia, il datore rischia delle sanzioni. Il datore potrebbe altrimenti beneficiare di giornate di lavoro gratuite e "retribuite" con l'indennità di malattia, eventualmente accordandosi con il dipendente a danno dell'ente pubblico.

Legge e diritti del malato

La normativa in materia di sfratti non contempla alcuna sospensione dei provvedimenti nei confronti di persone malate, anche gravi, bisognose di assistenza a domicilio. Analogamente, per i pignoramenti, la legge italiana non prevede alcun blocco delle azioni esecutive (come un pignoramento o uno sfratto).

Il diritto di famiglia non enuncia particolari eccezioni nei confronti dei malati gravi, nei casi di separazione, divorzio, e divisione dei beni. Se i coniugi (o partner) non hanno la proprietà di beni immobili acquisiti in data successiva a quella del matrimonio, al malato non è garantito l'usufrutto di un bene immobile, nel quale poter abitare durante la malattia. Se il malato non dispone di propri beni, e la casa nella quale dimorava è di proprietà dell'ex-coniuge, questi può legittimamente liberarla.

Congedi e rischio di licenziamento

La disabilità comporta evidenti problemi per la perdita del posto di lavoro e la difficoltà a trovare una nuova occupazione.

Oltre i tre-quattro mesi di malattia, in base ai contratti collettivi nazionali, i datori possono legittimamente procedere al licenziamento, salvo il riconoscimento di un periodo di congedo.

La Legge Turco (art. 3, commi 2 e 4) introduce il diritto per i lavoratori malati e i loro familiari a un periodo di congedo massimo di due anni, fruibile in modo frazionato o continuativo.

Il datore è obbligato a concederlo per gravi e documentati motivi familiari, come una grave malattia. Tale periodo non è retribuito, ma il lavoratore conserva il diritto alla reintegra nel posto di lavoro al termine dei due anni.

Trattandosi di reintegra, al ritorno nel posto di lavoro, avrà una retribuzione invariata.

Se il lavoratore al termine del congedo si assenta per un periodo superiore ai tre o quattro mesi, ovvero non possiede più l'idoneità psico-fisica per la professione, il datore può risolvere il rapporto di lavoro.